Cannes apre con "Il regno della luna levante" un Festival tutto al maschile
Tuesday, 15th October 2013 

dalla nostra inviata Martine Cristofoli -

La stupenda immagine rievocativa di una stella del glamour, di una stupenda Marylin Monroe, icona  di questa 65.ma edizione di Cannes mentre spegne con dolcezza le candeline di un simbolico compleanno campeggia sulla facciata del Palais e in diversi altri luoghi, è omaggio alla donna ma anche una stridente contraddizione di Cannes 2012 che ha tutte le carte in regola per essere un’edizione memorabile, in quanto, strano ma vero, nel Concorso non  figurano film fatti da donne. Perché mai? A questa domanda, fattami anche dalle intervistatrici di France 24, ho risposto come donna nel modo più logico e ovvio possibile: i selezionatori non hanno trovato nessun lungometraggio realizzato da donna all’altezza delle esigenze di questa sezione. Penso fermamente  che Thierry Frémaux e i suoi collaboratori non siano “macho” a tal punto da escludere dalla loro selezione dei lungometraggi solo perché fatti da donne e mettersi così contro più della metà dell’universo!

"Moonrise Kingdom", titolo traducibile con "Il regno della luna levante", del quarantaquattrenne texano Wess Anderson, al suo primo approdo a Cannes, amante della Francia e dei film di François Truffaut, è una pellicola godibile visivamente, eccellente come  revival anni sessanta sull’isola New Penzance per colori, immagini e soprattutto musica, ma freddino come sentimenti e scarso come humour. Nella storia dei due adolescenti in fuga anche per amore,  narrata con precisione, scrupolosità per i dettagli e buona caratterizzazione dei personaggi, le scene che coinvolgono sul piano emotivo sono secondo me due: quella del primo memorabile bacio, a French kiss, che si fa lirismo e poesia, grazie anche  alla location, la spiaggia deserta del Moonrise Kingdom, e alla melanconica canzone interpretata da Françoise Hardy, "Le temps de l’amour", sul ritmo della quale i due acerbi amanti danzano con ritmo sbagliato, quello  di brani più moderni,  e quella dell’intimo ed intenso colloquio tra Suzy Bishop (Kara Hayard),  l’eroina della storia, e sua madre.  Due donne a confronto per problemi di affetti  che le separano e le uniscono e rendono la loro convivenza difficile.

Wes Anderson, apprezzato e ammirato nel Fantastic Mr Fox, con questa nuova pellicola definisce sempre più il suo profilo di  regista e autore di qualità facendo film che oscillano tra il cinema indipendente e i gostbuster, pellicole di ricerca stilistica filmate in modo originale.

Protagonisti di "Moonrise Kingdom", storia di una fuga amorosa di due adolescenti che vivono male la loro vita perché non integrati nel loro nucleo sociale e non amati abbastanza, sono il dodicenne boy scout Sam (Jared Jilman) e la tredicenne Suzy (Kara Hayward) attori esordienti, sostenuti da validissimo  cast di attori e attrici famosi: da Bruce Willis (Capitan Sharp), nell’indovinato ruolo, insolito per lui, del capo della Police Island, al dinoccolato Edward Norton, capo, non all’ altezza,  di un  manipolo di scout, a Bill Murray (Mr Bishop) nel ruolo di lunatico genitore della fuggitiva Suzy a Frances Mc Dormann, (Mrs Bishop) sbiadita madre di famiglia e amante per caso del Capitan Sharp, e alla brava  Tilda Swinton, autoritaria  e acida, responsabile dei servizi sociali. Questo lungometraggio corale   che riesce a coniugare,  in modo egregio diversi generi: romantico, avventuroso,  catastrofico, ha come obiettivo un pubblico vasto e variegato.
                
Martine Cristofoli

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