La Dante di Città del Capo ritrova compattezza ma adesso ha bisogno di sostegno dalla comunità
Tuesday, 15th October 2013 

La foto ricordo mostra volti sorridenti ed effettivamente il direttivo della Dante Alighieri di Città del Capo ha le carte in regola per sentirsi soddisfatto del lavoro svolto negli ultimi anni. ertamente i conflitti di personalità che avevano causato la recente crisi appaiono superati, ma i sorrisi non bastano a cancellare le nuvole che si addensano all'orizzonte e che sono in massima parte dovute alla totale mancanza di appoggio da parte della comunità italiana del Capo e soprattutto da parte degli enti che dovrebbero avere a cuore la diffusione e la difesa della lingua e della cultura italiane non soltanto all'interno della collettività, ma anche fra i non italiani. Da tempo ormai le assemblee generali della Dante si riducono a un appuntamento per pochi intimi e anche quella di giovedì non è stata diversa. Da un lato otto esponenti della Dante, di fronte più o meno lo stesso numero di ascoltatori, fra i quali il console Edoardo Vitali e il nostro cronista. Nessuna traccia del Comites - comitato per gli italiani all'estero che dovrebbe rappresentare verso un'Italia sorda e lontana le necessità e le aspirazioni degli oltre 8.000 italiani che vivono nelle tre province del Capo - e nessuna traccia dei rappresentanti delle altre associazioni italiane che assieme alla Dante dovrebbero identificare e cercare di soddisfare quelle necessità e quelle aspirazioni. Viene da pensare che per il termine "comunità" sia ormai arrivato il momento del "de profundis".

Ed è un peccato perché la Dante si è veramente dimostrata un serbatoio di energie e intelligenze di prima qualità, della quale la cosiddetta comunità avrebbe sicuramente bisogno anche in altri ambiti, se soltanto si trovasse il modo di collaborare invece di ignorarsi a vicenda. Negli ultimi anni la Dante da sola ha realizzato più progetti di tutte le altre organizzazioni messe insieme. In diverse occasioni si è sostituita alla camera di commercio nell'organizzare e portare a termine progetti di natura economica, ha partecipato alla realizzazione dell'Italia in campagna, ha organizzato serate gastronomiche per promuovere la buona tavola tradizionale delle venti regioni italiane, il tutto senza trascurare, anzi incrementando le attività legate all'insegnamento della lingua e della cultura.

Nonostante tutto questo, le entrate non bastano a coprire le spese. I perché sono diversi. Prima di tutto perché manca totalmente l'appoggio della comunità e gli unici soci rimasti sono in pratica i frequentatori dei corsi e le loro famiglie. Poi perché le spese sono maggiori delle entrate. Cattiva programmazione e gestione? No. Perché il numero degli allievi è troppo basso e non genera entrate sufficienti per coprire tutti i costi, a cominciare dall'affitto della sede sociale per finire con le retribuzioni degli insegnanti. Allora gli insegnanti guadagnano troppo? Al contrario, le buste paga sono qualche volta di una magrezza umiliante. Il fatto è che sia nel caso della sede che in quello degli insegnanti si tratta di costi non comprimibili perché, sia che gli allievi siano cinque o quindici, il costo dell'aula e dell'insegnante restano invariati.

Ora sta alla comunità decidere se dare una mano a questa pattuglia di donne in gamba (con un solo uomo) che gestisce per spirito di volontariato e a titolo completamente gratuito quella che è sotto tutti i punti di vista un'azienda che produce istruzione e cultura. Al fine di incoraggiare le aziende italiane e sudafricane a essere più generose nell'inserire nei loro bilanci un piccolo stanziamento annuale per garantire che la lingua italiana continui a essere insegnata anche a Città del Capo, il consiglio direttivo ha recentemente completato con successo anche la pratica per ottenere il riconoscimento di associazione senza fini di lucro. Il che significa che adesso le donazioni alla Dante Alighieri sono detraibili dalle tasse.

La Dante Alighieri non è un costo inutile; è un patrimonio prezioso della comunità, che va difeso e sostenuto, soprattutto dagli enti e dalle associazioni che esistono soltanto perché esiste una comunità italiana. Non soltanto. Anche le aziende italiane dovrebbero sentire il dovere di preservare la lingua e la cultura che spesso sono alla base delle loro fortune economiche ed essenziali al benessere dei loro dipendenti.

La riunione di giovedì sera è stata dedicata principalmente alla discussione di possibili iniziative che contribuiscano a creare una situazione economica più favorevole alla sopravvivenza e se possibile alla crescita della nostra società culturale. Chiunque si senta di dare una mano, si faccia avanti. Un obiettivo fra i più urgenti è quello di reperire una sede sociale che costi meno e che possibilmente abbia un giardino che consenta la realizzazione del progetto di una scuola materna, di cui c'è una forte domanda, con relativo ritorno economico. Ogni valido suggerimento sarà benvenuto, tenendo presente la necessità di un'ubicazione che renda la sede facilmente accessibile e fruibile per la maggioranza degli italiani e dei residenti. Anche altri suggerimenti su modi per aumentare le entrate saranno bene accolti. Tutto, meno che il disinteresse fin qui dimostrato dalla comunità nel suo insieme e dagli stessi enti che sono nati con il compito preciso di lavorare per il benessere e la crescita culturale degli italiani nel mondo.

Dopo il recente rimpasto interno provocato dalle dimissioni di Annalisa Plantera dalla carica di presidente, le nuove cariche sociali nella Dante di Città del Capo risultano le seguenti: presidente Piera Zichella, vice presidente Simonetta De Paoli, tesoriere Annalisa Guerci, rappresentante dell'Università di Cape Town Giona Tuccini, segretaria Sara Viglietti, consiglieri Alessandra Estrada-Belli, Marta Bianconi Smith, Alessia Cremasco e Federica Za.

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