"La Playa D.C." un grattacapo per Moretti
Tuesday, 15th October 2013 

dalla nostra inviata Martine Cristofoli -

La Playa D.C., uno spaccato sociale della comunità afro-colombiana a Bogotà. Opera prima in concorso per La Camera d’Or.

"La Playa D.C." del giovane regista colombiano Juan Andrés Arango, al suo primo lungometraggio come regista, potrebbe essere  intitolato:  I tre fratelli, in quanto filma con acutezza, sensibilità e partecipazione le vicende di tre fratelli afro-colombiani originari dei Caraibi  dove sono dovuti fuggire a causa della lotta senza quartiere del “narco traffico”. Seguendo la storia di Tomàs (Luis Carlos Guevare) il protagonista, Chaco il fratello maggiore e Jaro quello minore, Juan Andrés Arango traccia la mappa degli afro-colombiani nella babelica Bogotà, città stimolante, violenta,  e tradizionalmente “bianca” dove gli afro-colombiani sono marginalizzati. Poveri tra i poveri, devono lottare per crearsi un futuro. Unica alternativa è la fuga, difficile e pericolosa verso altri territori, altre nazione. E quello che con determinazione Chaco (James Solis) fa, mentre Tomàs si industria a crearsi un mestiere, parrucchiere di strada, creando tagli che sono dei veri design e che secondo la tradizione caraibica indicavano anche il cammino da seguire per la salvezza, per non abbandonare un paese che ormai è il suo.

Girato con realismo e dinamicità su luoghi dove l’emigrazione afro-colombiana ha messo le sue radici, il film si fa testimone oculare di questo vasto fenomeno migratorio e delle problematiche sociali ad esso legate. Tomàs, il protagonista del lungometraggio, e i suoi due fratelli  evidenziano naturalezza e spigliatezza nei loro ruoli.

Il lungometraggio è stato presentato in  Un Certain Regard, sezione che fa concorrenza alla selezione ufficiale per opere originali ed innovative, alla presenza di un folto pubblico che ha manifestato il suo gradimento con nutriti applausi. Con "La Playa D.C." si allunga la lista dei lungometraggi presenti a questa sessantacinquesima edizione di Cannes che trattano l’universale problema del disagio giovanile e del “no future” per innumerevoli giovani.

Leos Carax e gli  altri della Croisette: Walter Salles di "On the Road" e Lee Daniels  di "Paperboy"

"Holy Motors" di Leos Carax, ritornato su La Croisette  in concorso dopo il flop di "Pola X" tredici anni fa, ha generato un terremoto che ha fatto vacillare diverse Palme già germogliate. Il tran-tran dell’attesa della fine è stato sconvolto e i pro e i contro Carax e il suo film si sono manifestati con vigore. "Holy Motors" non è una pellicola che lascia indifferenti sia sul piano narrativo, sia su quello dell’alchimia delle immagini, ma a parer mio, pur non  essendo un capolavoro e non segnando l’alba di un nuovo cinema, è opera innovativa di debordante creatività.

Nanni Moretti e la sua giuria non avranno il compito facile per metterlo sull’altare  delle palme o sbatterlo nella polvere e dire a Carax di aspettare ancora tredici anni perché i tempi non sono ancora maturi per un cinema visionario come il suo. Wait and See, come dicono gli anglosassoni godendosi le schermaglie tra gli opposti campi e la migliore cosa da fare.
 
"Holy Motors" narra a modo suo le 9 incarnazioni di Monsieur Georges, che non si sa bene chi sia, in quanto è uno e centomila nel corso di una giornata parigina di appuntamenti regolati al cronometro. Per lui non esiste traffico  e gli spostamenti avvengono con la massima rapidità in quanto alla guida del suo carro di Tespi senza attori, nel quale lui è il solo deus ex macchina, vi è l’efficiente e ieratica Céline. Dal mendicante al romantico amante di La Samaritaine, dal clochard du Père Lachaise, dal padre di famiglia premuroso e affettuoso con la figlia adolescente, con il freddo e determinato assassino del banchiere… Questo è Monsieur Georges, Fregoli 2012 dai travestimenti stupefacenti. Perché lo faccia lo sa solo lui e senz’altro Leos Carax, regista dall’inventiva immensa e sconclusionata che irrita ed affascina. Gli spostamenti di Monsieur Georges li abbiamo visti: apprezzati o subiti secondo i nostri punti di vista e valutazione cinefile. Ora attendiamo con grande curiosità il responso della giuria che non potrà essere quello dell’indifferenza.

Dopo Leos Carax, sulla Croisette, dove il sole “splende ancora” e i giorni di pioggia sono solo un ricordo, in Competizione  sono passati altri film quali: l’atteso "On The Road" di Walter Salles,  adattazione dell’omonimo romanzo cult di Jack Kerouac non è un film sulla beat generation, che arriverà più tardi, ma sull’epopea di giovani ventenni che, compiendo il loro percorso iniziatico, scoprono l’età adulta e rompono le frontiere culturali in una società fortemente conservatrice com’era quella americana del dopoguerra».  Il regista brasiliano ha mancato l’obiettivo, creando uno splendido oggetto cinematografico, un doppione del suo  "I Diari della motocicletta", dando troppo spazio agli aspetti erotici del romanzo e poco spessore alle personalità dei personaggi.

Paperboy
Vi è poi stata l’attesa scesa in campo dell’oscarizzata Nicole Kindmann, che incarna la sensuale e torrida Charlotte, personaggio enigmatico che  corrisponde con dei prigionieri del braccio della morte, nel  travolgente thriller dalle tinte erotiche "Paperboy". La sua interpretazione  di tutto rispetto cinematograficamente è da cardioplasma sul piano  della fatal attraction. Stracarico di  sub plots, la pellicola che narra l’inchiesta del giornalista  Ward Jansen  e il suo partner di scrittura Yardley Acheman per provare l’innocenza del condannato a morte Hillary Van Wetter, decolla quando il regista riesce a mettere a fuoco il vero obiettivo: l’infatuazione amorosa del giovane e avvenente  Jacques Jansen il timido paperboy  per la misteriosa esplosiva seduttrice Charlotte.

Martine Cristofoli

Contact

Direttore/Editor

tel. (0027) (021) 434 3210 cel. (0027) (083) 302 7771

3 Torbay Road, Green Point 8005, Cape Town, South Africa

email: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Disclaimer

"I contenuti offerti dal portale "LA GAZZETTA DEL SUD AFRICA" sono gratuiti, redatti con la massima cura/diligenza, e sottoposti ad un accurato controllo da parte della redazione. La Gazzetta del Sud Africa, tuttavia, declina ogni responsabilità, diretta e indiretta, nei confronti degli utenti e in generale di qualsiasi terzo, per eventuali ritardi, imprecisioni, errori, omissioni, danni (diretti, indiretti, conseguenti, punibili e sanzionabili) derivanti dai suddetti contenuti.

Testi, foto, grafica, materiali audio e video inseriti dalla redazione della Gazzetta del Sud Africa nel proprio portale non potranno essere pubblicati, riscritti, commercializzati, distribuiti, radio o videotrasmessi, da parte degli utenti e dei terzi in genere, in alcun modo e sotto qualsiasi forma."