Dal mio balcone: Signori miei, arrangiatevi
Tuesday, 15th October 2013 

Dal mio balcone: Signori miei, arrangiatevi

Mario Angeli dall'Italia -

Da quando ha assunto l’incarico di primo ministro, il prof. Monti si è trovato a gestire una situazione parlamentare a dir poco strana: due partiti sempre e comunque contrari a priori al suo governo, IDV e Lega, uno totalmente favorevole (a quel che pare), l’UDC, due più o meno a favore, PDL e PD,  ma a prezzo di mille condizionamenti e ricatti, tenacemente concentrati non a migliorare l’efficacia delle riforme del governo tecnico, ma a svuotarle della loro portata innovativa, contando i giorni che mancano al momento, assai infausto, in cui tenteranno di riprendersi il potere per azzerare i provvedimenti “salva Italia”, riprendendo l’atavico malaffare.

Questi due partiti si detestano visceralmente, ma sono lacerati al loro interno da dissidi e sordi rancori, profondamente invisi all’opinione pubblica a causa degli scandali di varia natura che vengono alla luce con impressionante frequenza: infatti basta che la magistratura o la guardia di finanza sollevino un coperchio ad una delle pentole dei loro conti o, per usare un linguaggio più moderno, apra un file di bilancio nei loro hard disk, per scoprire ruberie o, nella più lieve delle ipotesi, sprechi e dissipazione di pubblico danaro.

Bene, questa maggioranza, ora una sua componente ora l’altra, ha sistematicamente innalzato barriere ideologiche ed opportunistiche di fronte alle riforme del governo Monti, non per accrescerne l’efficacia, ma anzi  per affievolirla, nell’intento di intaccare il meno possibile i propri interessi e di ridurre al minimo lo scontento nella propria base elettorale che, istintivamente, non può certo gioire quando le tasse aumentano, l’età pensionabile si innalza, la tutela del lavoro diviene meno garantista, lo sfoltimento dell’apparato burocratico può creare agli utenti maggiori complicazioni procedurali, la riduzione delle province fa soffrire i cuori campanilisti.

Alla nascita del governo Monti, i principali esponenti delle forze politiche, soprattutto della maggioranza, avrebbero dovuto parlare ai cittadini più o meno così: “Noi, tutti noi, siamo responsabili dell’attuale disastro dell’Italia: scusateci, accettate le dolorose riforme del governo tecnico, anche se non piacciono né a noi né a voi, perché ora sono le uniche capaci di salvare l’Italia; vi promettiamo che, al termine della legislatura, ci faremo da parte, cedendo il passo a politici nuovi che consentano a Monti di proseguire il suo governo e di concludere le riforme progettate”.

Invece questi politici, che per lunghi decenni non sono stati capaci di fare le riforme che avrebbero messo l’Italia al riparo dal precipizio e dalla derisione internazionale, non solo pongono continui ostacoli al cammino dell’attuale governo, ma si affrettano ad escludere la possibilità di un Monti-bis; in tanto squallore, bisogna dare atto all’UDC di essere l’unico partito (sperando che sia sincero) a sostenere il premier-professore senza riserve né per l’oggi né per la prossima legislatura.

Delle numerose riforme programmate dal governo dei tecnici, alcune hanno visto la luce sebbene siano state inquinate dalle manomissioni della sua maggioranza parlamentare, ma molte languiscono a causa dei veti incrociati che PDL e PD frappongono non perché siano animati da una condivisibile volontà di migliorarle per il bene comune della nazione, ma per tutelare interessi di parte: la legge elettorale, quella anticorruzione, i tagli della spesa pubblica, la riduzione dei parlamentari e dei loro spropositati compensi, vitalizi e benefit, nuove norme sulle intercettazioni, la riforma della giustizia ed altre ancora, non si è certi che vedano la luce entro la prossima primavera, col rischio che il progetto di rinnovare l’Italia e la sua credibilità internazionale avviato da Monti resti gravemente incompiuto e che i sacrifici enormi imposti agli italiani risultino vani a causa della casta politica famelica ed abbarbicata al potere.

Già, i sacrifici degli italiani: le famiglie ed il ceto medio hanno pagato un prezzo elevatissimo e doloroso, sostenendo il maggior peso delle imposizioni fiscali: molte voci si levano a dire che il malcontento stia arrivando a livelli di rottura; gli italiani sono pazienti da sempre e sono stati abituati da ben più che mille anni a pagare e pagare ad ogni cambio di padrone. Oggi un padrone che si impone con la forza non c’è più, perché la civiltà democratica ci ha consentito di affidare il nostro Paese, ossia tutti noi, a dei rappresentanti che però hanno tradito la fiducia degli elettori, portando la nazione alla rovina: ciononostante gli italiani pagano e pagano, perché si fidano di un governo di persone oneste e competenti, ma sono rimasti in bolletta e non sono più disposti a sostenere altri sacrifici, soprattutto quando vengono a conoscenza, quasi quotidianamente, delle ruberie dei politici di professione.

Di fronte ad una navigazione governativa tanto insidiosa e spesso ostile, il premier ha dimostrato un senso dello Stato davvero esemplare; ha continuato tenacemente ad onorare l’impegno assunto, cercando mediazioni estenuanti e sovente peggiorative di provvedimenti nati buoni ma diventati, strada facendo, scarsamente efficaci; gli si potrebbe forse muovere il rimprovero di non aver affrontato con maggior decisione i politici ed i sindacati e le varie lobbies, ai quali avrebbe potuto dire: “Queste sono le mie riforme per salvare l’Italia che voi avete portato alla rovina; signori miei, se non le accettate, me ne vado, arrangiatevi”.

Meno male che va avanti, però basta tasse.

Mario Angeli
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