Guerra alla società, guerra alla criminalità
Tuesday, 24th March 2015 

Guerra alla società, guerra alla criminalità

Questa mattina un ordigno esplosivo ha ucciso una studentessa a Brindisi e ne ha ferite diverse altre. Tutto fa pensare a un attacco della criminalità organizzata per intimidire e manipolare  una comunità che aveva osato intitolare la scuola a eroi caduti nella lotta alla mafia.

Si moltiplicano nel mondo episodi di criminalità che fanno agghiacciare il sangue, ma ancor più ci si sente agghiacciare nel leggere dichiarazioni e pronunciamenti che apertamente o velatamente assumono le difese degli autori di questi delitti. Mi disturba sentire in un dibattito televisivo su un omicidio gratuito e crudele un cosiddetto "esperto" sentenziare che l'inasprimento delle pene non serve nel combattere la criminalità. Così come mi disturba sentire avvocati difendere a spada tratta i "diritti civili" di criminali colpevoli di delitti orrendi.

Io penso che chiunque uccida nel corso di una rapina, nel momento stesso in cui abbia deciso di uccidere, con qualsiasi mezzo, abbia dichiarato guerra alla società civile e abbia quindi perduto ogni diritto di far valere i propri diritti civili.

Così io ritengo che chiunque decida di violentare una donna, un bambino o comunque un altro essere umano si sia in quel momento chiamato fuori dalla società civile e le abbia dichiarato guerra, colpendone le componenti più deboli e vulnerabili. A maggior ragione chiunque uccida compiendo un attentato dichiara guerra alla società civile e alla convivenza pacifica e in quel preciso momento assume le caratteristiche di una belva feroce e rabbiosa, al di là di qualsiasi speranza di recupero.

La società civile deve scegliere se far finta che quella dichiarazione di guerra non ci sia stata o prenderne atto e reagire di conseguenza. Quando i diritti civili sono calpestati e violati, chi lo ha fatto non ha più ricorso agli stessi. E' per sua scelta un nemico della società civile e come tale va trattato. E se in guerra l'uccisione dei nemici è condonata e spesso premiata con medaglie al valor militare, allora a maggior ragione colui che compia un'azione di guerra contro una società pacifica sia a sua volta vittima delle leggi di guerra e sia messo a morte. Non è la società civile a condannarlo, ma egli stesso si è condannato perpetrando un atto di guerra contro persone inermi che non gli erano nemiche.

Non si può essere uccisi o violentati nella propria abitazione, non si può essere uccisi davanti a una scuola senza che la società civile alla quale apparteniamo si senta essa stessa attaccata e reagisca applicando all'aggressore la stessa pena che lui ha gratuitamente comminato all'aggredito. E se si vuole chiamare questa scelta di campo "legge del taglione", ebbene sia. Più di un miliardo di persone su questo pianeta convive con questa legge. Chi vi è soggetto e sceglie di ignorarla ha da sé scelto la propria condanna.

Ciro Migliore

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