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Tuesday, 15th October 2013 

La cappellania del Capo celebra San Francesco e la settimana della lingua italiana nel mondo

La cappellania italiana di Città del Capo, nella chiesa di Holy Cross nel District Six, ha celebrato ieri, nel corso della messa in italiano, la festività di San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia, e la settimana della lingua italiana nel mondo, risalendo alle origini stesse del nostro idioma, con informazioni fornite da Wikipedia.

Alla fine della celebrazione eucaristica, il cappellano padre Giovanni ha inquadrato il "Cantico delle creature" nella sua duplice natura di preghiera e di opera letteraria, tanto più importante in quanto prima di allora nessuno aveva usato il volgare al posto del latino.

La declamazione del Cantico, nella sua stesura originale, è stata poi affidata all'esperienza e alla voce di Giovanni Borsero, che l'assemblea ha seguito con grande attenzione per poter afferrare il significato di quelle parole che, nell'italiano di Dante, soltanto alla lontana ricordano le corrispondenti voci dell'italiano moderno.

Cantico delle creature
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il Cantico delle Creature (Canticus o Laudes Creaturarum), anche noto come Cantico di Frate Sole, è il testo poetico più antico della letteratura italiana che si conosca. Ne è autore Francesco d'Assisi e, secondo una tradizione, la sua stesura risalirebbe a due anni prima della morte del Santo, avvenuta nel 1226. È comunque più probabile che, come riportano le biografie di Francesco, la composizione sia stata scritta in tre momenti diversi. Il Cantico è una lode a Dio che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l'immagine del Creatore: da ciò deriva il senso di fratellanza fra l'uomo e tutto il creato, che molto si distanzia dal contemptus mundi, dal distacco e disprezzo per il mondo terreno, segnato dal peccato e dalla sofferenza, tipico di altre tendenze religiose medioevali (p.es. Jacopone da Todi). La creazione diventa così un grandioso mezzo di lode al Creatore.

La fortuna letteraria

La storia della fortuna letteraria del Cantico - ovvero della sua opinione e valutazione critica - coincide con il concetto stesso di Storia della letteratura italiana. Fino al Settecento, infatti, Francesco non venne mai letto in chiave poetica e il Cantico non venne considerato un'opera d'arte. È solo con la nascita della scienza storiografica - fine XVIII, primo XIX secolo - e con gli ideali romantici delle radici popolari della poesia, che l'opera venne rivalutata dalla tradizione critica e filologica. L'idea dunque del Cantico come prima opera della letteratura italiana, nasce con il romanticismo e privilegia una concezione sociologica, e non solo retorica, dell'opera letteraria. Questo brano è il primo documento letterario scritto in lingua volgare italiana.

Cantico delle Creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate

et serviateli cum grande humilitate.

Nell'illustrazione la più antica stesura del Cantico di Francesco che si conosca: quella riportata nel Codice 338, f.f. 33r - 34r, sec. XIII, custodito nella Biblioteca del Sacro Convento di San Francesco, Assisi

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