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Tuesday, 15th October 2013 

Le antiche radici nel campo di Zonderwater degli ori olimpici e mondiali di Valentina Vezzali

Emilio Coccia -

Il 27 luglio prossimo avranno inizio i tanto attesi Giochi Olimpici, che saranno aperti dalla tradizionale sfilata delle squadre partecipanti, precedute dalle bandiere nazionali.  Per molti italiani la sfilata avrà questa volta un carattere ed un valore alquanto speciali, poiché l’Alfiere nazionale sarà la pluri-campionessa, astro della scherma italiana, Valentina Vezzali.

Esiste un legame storico e affettivo tra la nostra Valentina e il Sud Africa, quello degli anni ’40 e delle vicende, oggi ricordate con rispetto e con un certo orgoglio, dei centomila Prigionieri di Guerra italiani di Zonderwater.   

Durante i 6 anni di permanenza in quel Campo, i nostri militari si dedicarono ad ogni possibile tipo di attività sportiva. Quelle più di rilievo, e che attirarono anche un forte interesse dall’esterno del concentramento, furono il Calcio, il Pugilato e la Scherma. Quest’ultima ebbe inizio nei primi mesi del 1942; dapprima con attrezzatura un po’ arrangiata e poi, grazie all’aiuto dei Comitati italiani di Assistenza e al pieno appoggio del Comando sudafricano, si sviluppò fino a raggiungere un livello eccezionalmente alto.    

La scuola di scherma nacque nel 3° Blocco, a Zonderwater, per merito del Sergente Maggiore Alessandro Cutonilli di Roma, coadiuvato dal Maggiore Medico Francesco Maltese e dal Serg. Magg. Antonio Governali. Uno dei primi e più valenti allievi fu il Serg. Magg. Ezio Triccoli, un giovane impiegato alla Ragioneria del Comune di Jesi, classe 1915, Volontario in Spagna nel 1936.  
 
Richiamato alle armi poco prima dello scoppio del 2° Conflitto mondiale, fu inviato in Libia con un Reparto di Artiglieria e prese parte all’avanzata italiana in Egitto del settembre 1940, che vide il fronte attestarsi sul meridiano di Sidi el-Barrani.  Proprio qui Ezio venne preso prigioniero durante l’Operazione “Compass”, la prima offensiva britannica in Africa Settentrionale. Era il 12 dicembre 1940 e, dopo vari trasferimenti in terra egiziana, il POW 12584 TRICCOLI Ezio fu sbarcato in Sud Africa ed internato tra i reticolati di Zonderwater.   

Qui iniziò, per caso, a tirare di spada con un Sottufficiale sudafricano; lo sport gli piacque e  non fu affatto difficile per il Capitano Medico Serafino La Manna, ex Docente universitario di Anatomia Patologica, di convincerlo ad iscriversi al Circolo schermistico “Nedo Nadi” del 3° Blocco.   Fu proprio il Prof. La Manna il suo primo, grande maestro, dal quale apprese (nelle sue proprie parole) “...il tutto, dal più piccolo movimento del ferro nella mano..., al passo-avanti, al passo-indietro, all’affondo, il tempo schermistico, la dinamica della scherma, la misura, il tempo di esecuzione di ogni singola azione, la perfetta anatomia meccanica...".

Rimpatriato nel 1947, con questo prezioso bagaglio e con una valigia di latta contenente pochi “stracci”, una sciabola, un fioretto e due vecchie maschere (il tutto “made in Zonderwater”) Ezio Triccoli aprì, dopo alcuni mesi, una palestra di scherma nella sua città natale, Jesi.   Grazie ai 6 anni di addestramento ed al suo spirito di autodidatta, da allievo entusiata e diligente si trasformò in esimio istruttore, rivoluzionando praticamente la scherma “classica”.  A lui si deve il nuovo tipo di impugnatura anatomica dell’arma [un prototipo di spada con questa impugnatura è esposto al museo di Zonderwater] ed anche la famosa “foettata”, cioè una frustata con il fioretto su una spalla dell’avversario, che nel 1988 fece conquistare la medaglia d’oro olimpica a Stefano Cerioni, già Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984.  

I successi e gli Ori nazionali, mondiali ed olimpionici si susseguono, come i nomi illustri della scherma italiana contemporanea: Luigi Lenti, Maria Cristina Triccoli, Antonio Novelli,  Claudia Pigliapoco, Giulia Sargenti, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, per citare solo alcuni degli allievi del maestro Triccoli che conquistarono, per sé e per l’Italia, una quantità astronomica di medaglie.

L’onore di rappresentare la squadra e la Bandiera è stato certamente meritato dalla Vezzali ed è ben testimoniato dal suo superbo medagliere: 5 medaglie d’oro, due di argento ed una di bronzo – Olimpioniche;   11 medaglie d’oro, 4 di argento e due di bronzo – Mondiali;   10 Coppe del Mondo.

Grazie, Valentina, e buona fortuna, Italia!   

        

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