Il colore della pelle? Sole e vitamine
Saturday, 21st March 2015 

Il colore della pelle? Sole e vitamine

Vi siete mai chiesti perché ci sono persone con la pelle nera e altre con la pelle bianca? O perché i neri hanno i capelli crespi? Sicuramente sì, e qualche risposta l'avete trovata da soli. Per esempio non è difficile intuire che la pelle nera difende dai cocenti raggi del sole dell’Africa, ma come spiegare le diversità nelle caratteristiche dei capelli e le tante altre differenze nelle forme di occhi, nasi e così via? Tra i tanti che di tutto questo si sono occupati, ci sono anche i dermatologi che di pelle (e di capelli) si interessano per mestiere. Aldo Morrone, poi, se ne è occupato non solo perché è un dermatologo (a lungo direttore della Struttura di Medicina preventiva delle migrazioni e di Dermatologia tropicale, al San Gallicano di Roma, e ora direttore generale del San Camillo, sempre a Roma), ma perché, dal 1985, con la sue équipe è impegnato in progetti di cooperazione in Africa, Sud Est asiatico e America Latina. Un'esperienza importante ora che le massicce migrazioni degli ultimi anni sono arrivate in Italia portando con loro alcuni specifici problemi medici (di pertinenza anche dermatologica, e, soprattutto, come sottolinea Morrone: «Riproponendo con forza la vecchia questione: esistono le razze?».

Già nel 1871, Charles Darwin, ne «L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto al sesso» asseriva che la specie umana è una sola, dal momento che «ogni razza confluisce gradualmente». E, per arrivare più vicino a noi, dopo l’orrore nazista, nel 1950, l'Unesco, con una solenne dichiarazione, affermava che le razze non esistono.

«Eppure i nostri pregiudizi continuano a pesare. Basterebbe, invece, fermarsi un attimo a pensare per rendersi conto, — dice Morrone —, tanto per restare nel campo che mi è proprio, che le diverse tonalità di colore della pelle, le diverse caratteristiche somatiche sono dovute all'adattamento nel corso di migliaia, anzi di milioni, di anni, alle condizioni ecologiche e climatiche. Il colore nero della pelle protegge chi vive vicino all'equatore dalle radiazioni ultraviolette, che possono indurre carcinomi cutanei». Ma la spiegazione evoluzionistica - ché di questa stiamo parlando - dei diversi colori delle pelle nell’uomo potrebbe essere anche più complessa e intrigante. «La forte pigmentazione — chiarisce Morrone — difende infatti anche dall’azione distruttiva del sole nei confronti delle vitamine del gruppo B, tra cui c'è l'acido folico, importantissimo nelle donne in gravidanza per evitare la nascita di bambini con gravi difetti genetici che portano a malformazioni come la spina bifida. E che questo secondo ragionamento sia probabilmente più vicino al vero, lo dimostra il fatto che la natura avrebbe poco interesse a darci una pigmentazione scura solo per proteggerci dal carcinoma, patologia che non insorge pressoché mai in età giovanile, età in cui siamo più "utili" dal punto di vista riproduttivo e che, comunque, i nostri progenitori difficilmente superavano. Quanto ai capelli crespi, tipici di chi ha la carnagione scura, permettono al sudore di restare più a lungo sulla testa, prolungando l'effetto raffreddante della traspirazione».

E i bianchi, allora, perché sono bianchi, o sono diventati bianchi? «I nostri progenitori — risponde Morrone, ripercorrendo la teoria evoluzionista — hanno visto la luce nell'Africa Orientale, 200 mila anni fa; poi, nel corso di migliaia di anni, si sono spostati verso i Poli e lì conveniva perdessero la pigmentazione scura che riduce, nell'organismo, la vitamina D (perché impedisce la trasformazione della provitamina D in vitamina D, trasformazione che viene attivata dai raggi solari) con il conseguente rischio di rachitismo».

Ma non è solo questione di cambiare colore di pelle… «Nei climi più freddi, — fa notare Morrone — il corpo, e soprattutto la testa, tendono alla rotondità e questo diminuisce la superficie in rapporto al volume corporeo (ricordiamo che la sfera è la figura tridimensionale con il minimo rapporto tra superficie e volume) riducendo la perdita di calore verso l'esterno. Il naso è piccolo (minore pericolo di congelamento) e così pure le narici, in modo che l'aria arrivi ai polmoni più lentamente e abbia il tempo di essere umidificata e scaldata. Gli occhi sono protetti dal freddo grazie alle palpebre, che sono vere e proprie borse di grasso (che forniscono un isolamento termico eccellente) e lasciano un'apertura molto sottile»

Attenzione però a non esagerare con le spiegazioni evoluzionistiche. È vero che spostandoci dall'Africa dove sono nati i nostri progenitori ci siamo via via adattati ai nuovi ambienti in cui ci siamo venuti a trovare, ma non siamo perfetti, e ci sono rimaste anche caratteristiche sfavorevoli o poco favorevoli. Il passaggio alla posizione eretta, ci insegnano i paleoantropologi, è avvenuto in tempi relativamente brevi dal punto di vista evoluzionistico, pochi milioni di anni, e il nostro bacino non si è adeguato altrettanto rapidamente. E questo è stato un guaio: è infatti la ragione dell'alta mortalità perinatale, di madri e figli, maggiore nell'uomo che in qualunque altra grande scimmia. Ma anche la nostra schiena non ha fatto in tempo ad adattarsi ed ecco spiegati i nostri frequentissimi mal di schiena.

Daniela Natali - corriere.it

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