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Saturday, 21st March 2015 

Olandese Volante

Il Capo di Buona Speranza e l'Olandese Volante

Quello che da secoli è il Capo di Buona Speranza era stato per secoli il Capo delle Tempeste. Il cambio di nome fu deciso dal re portoghese Enrico il Navigatore dopo il successo dei viaggi di Bartolomeo Diaz nel 1488 e di Vasco Da Gama qualche anno dopo, i quali aprirono ai commerci europei le rotte per le Indie facendo il periplo dell'Africa, mentre Cristoforo Colombo sceglieva la traversata dell'Atlantico e finiva in America. Tutto questo avveniva alla fine del Quattrocento, dopo le Crociate, quando l'avvento dell'Impero Ottomano aveva ormai chiuso all'Occidente cristiano le vie della seta e delle spezie che Marco Polo aveva aperto alcuni secoli prima. Ma i primi tentativi di colonizzare il Capo di Buona Speranza fallirono e quindi la baia della Tavola, originariamente intitolata all'ammiraglio Saldanha, rimase per altri 150 anni soltanto un covo di pirati, dove si rifugiavano i personaggi che avrebbero affollato i romanzi di Salgari e di tanti altri scrittori dell'Ottocento. Soltanto nel 1650 alcuni marinai sopravvissuti al naufragio della nave Haarlem su quella che oggi è Robben Island, al loro rientro in patria, convinsero la Compagnia delle Indie Orientali ad aprire una stazione di rifornimento per le navi che impiegavano mesi e mesi per andare dall'Europa alle Indie cariche di provvigioni e per tornare cariche di merci preziose, perdendo anche più di metà dell'equipaggio a causa principalmente dello scorbuto.

La navigazione nelle acque intorno all'estremità del continente africano, nonostante l'ottimistico cambio di nome, restò per tutti un'impresa pericolosa, e lo è ancora, tanto è vero che lo stesso Bartolomeo Diaz doveva morire nel tentativo di superare quel Capo di Buona Speranza che lo aveva risparmiato nel suo primo viaggio e che aveva doppiato senza neanche rendersene conto. Sono infatti centinaia i relitti segnati sulle mappe delle coste sudafricane, così come sono tante le leggende che ancora si tramandano. Una è quella dell'Olandese Volante.

Secondo il folklore nord-europeo - si legge nella Wikipedia -, l'olandese volante è una nave fantasma che solca i mari in eterno senza una meta precisa, e a cui un destino avverso impedisce di tornare a casa. Viene spesso avvistata da lontano, avvolta in una nebbia o emanante una luce spettrale. I marinai della nave sono fantasmi, che tentano a volte di comunicare con le persone sulla terraferma.

L'origine di questa immagine folkloristica è discussa: secondo alcuni è olandese, mentre altri la ritengono generata dalla pièce melodrammatica "The Flying Dutchman" (1826) dell'inglese Edward Fitzball e dal romanzo "The Phantom Ship" (1837) di Frederick Marryat, adattato successivamente ad una storia olandese intitolata "Het Vliegend Schip" (La nave volante) dal prete olandese A.H.C. Römer. Tuttavia, va detto che il primo resoconto su questa leggenda si trova in un libro del 1795, "Voyage to Botany Bay", di George Barrington, il quale parla della credenza folkloristica come di una superstizione molto diffusa tra i marinai del suo tempo.

La storia è stata in seguito reinterpretata e resa celebre in tutta Europa da Richard Wagner, con l'opera "L'olandese volante" (1841), e dallo scrittore Washington Irving con "The Flying Dutchman on Tappan Sea" (1855).

Secondo alcune fonti, il modello è il capitano olandese Bernard Fokke, che nel XVII secolo faceva spola tra l'Olanda e l'isola di Giava (in Indonesnia), ad una velocità così sorprendente da essere sospettato di aver fatto un patto con il diavolo. Il capitano è nominato Falkenburg nella versione olandese della storia, Vanderdecken nella versione di Marryat e Ramhout van Dam in quella di Irving. Non si sa se l'appellativo "olandese volante" si riferisca alla nave o al suo capitano.

Varie versioni descrivono la causa di questo destino avverso. Secondo una di queste, il capitano avrebbe giurato, nel mezzo di una tempesta, di voler comunque superare il Capo di Buona Speranza, anche navigando in eterno, se necessario. Altre parlano di un crimine orribile commesso a bordo, o di marinai infettati dalla peste e quindi esclusi dall'attracco in qualsiasi porto; in entrambi i casi, il vascello è destinato a navigare in eterno. Un romanzo più recente "La vera storia dell'Olandese Volante" racconta invece della storia di un mozzo sopravvissuto alla maledizione dell'olandese. Mentre l'intero equipaggio viene condannato a vagare senza meta per l'eternità a causa delle bestemmie e della blasfemia del comandante per la rabbia di non riuscire a doppiare capo Horn durante una tempesta, il giovane ragazzo grazie alla sua purezza d'animo è destinato a vivere per l'eternità, rimanendo sempre giovane, aiutando le persone in difficoltà vagando per il mondo.

Secondo un'altra fonte, la nave sarebbe partita da Amsterdam nel 1729 (nel 1680 o nella prima metà del 1600 in altri testi) con a bordo un carico diretto a Giava per conto della compagnia delle Indie. Il capitano, tal Vanderdecken, aveva la fama di esser temerario e risoluto al punto tale di non indietreggiare di fronte ad alcuna avversità. Avvicinandosi al Capo di Buona Speranza una grande tempesta colpì la nave, altissime onde colpivano il vascello, con venti intensi e lampi accecanti. In sogno, Vanderdecken udì una voce che lo implorava d'invertire la rotta, ma l'avido capitano aveva imbarcato anche della merce di sua proprietà che contava di vendere lucrandoci un'ingente somma nelle Indie Olandesi.
Vanderdecken imprecò e invocò il Diavolo facendo con lui la promessa che se fosse riuscito a passare il Capo, avrebbe potuto prendere la sua anima nel giorno del giudizio. La nave si spezzò in due tronconi e fece naufragio.

L'intero equipaggio perì assieme al capitano, ma la morte rifiutò l'anima di Vanderdecken, che, solo, si mise al timone del relitto del vascello. Alcuni testimoni giurano di aver visto lo spettro del capitano intento a giocare a dadi col diavolo in persona sul ponte del veliero.

Alternativamente, si narra che l'intero equipaggio venne rifiutato dalla morte: da quel momento in avanti, l’intero equipaggio dell’Olandese Volante fu condannato ad errare per i mari in eterno come nave fantasma.

La versione più comune narra che, in una notte di tempesta, il capitano dell'Olandese Volante commise un atto blasfemo insultando Dio e sfidandolo ad affondare la nave. Per questo sacrilegio, il Signore tramutò lui e tutto il suo equipaggio in fantasmi e lo condannò a navigare in eterno senza mai poter tornare a casa.

Nella versione di Marryat, solamente il figlio avrebbe potuto rompere l'incantesimo qualora fosse riuscito a salire a bordo del vascello portando al padre una reliquia da adorare, consistente in un frammento della croce di Cristo.

Alcuni hanno notato delle somiglianze con la storia dell'Ebreo errante, appartenente al folklore cristiano.

Una leggenda simile a quella dell'Olandese Volante fa parte della tradizione dell'isola cilena di Chiloé: ne è protagonista il Caleuche, una nave fantasma che naviga la notte nei dintorni dell'isola. Da non confondersi con un'altra storia della mitologia nel poema "Rime of the Ancient Mariner" di Coleridge.

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